WhatsApp e Notai: galateo 2.0 per una comunicazione rispettosa

Come non rimanere “vittima” della tua app di messaggistica istantanea, adottando (ed “educando” all’adozione di) un bon ton della comunicazione sincrona senza tempo e senza luogo

Oggigiorno, lo sai bene, i servizi di messaggistica istantanea più utilizzati in assoluto sono sostanzialmente tre:

  • WhatsApp: usato quotidianamente nel mondo da oltre 2 miliardi di utenti !
  • Telegram: app sviluppata in Russia, con oltre 500 milioni di utenti.
  • Signal: nata nel 2014 ma salita agli onori delle cronache a metà gennaio 2021, quando Elon Musk twittò “Usate Signal! (in alternativa a WhatsApp che era offline). Oggi l’app di Moxie Marlinspike conta oltre 60 milioni di utenti ed è l’unica piattaforma che non raccoglie alcun dato sui suoi utenti, a differenza di Telegram che traccia tre diversi tipi di dati degli utenti, WhatsApp che ne raccoglie 9 e Messenger 14…

Da gennaio ad aprile 2021 si sono registrati 172 milioni nuovi download di WhatsApp,162 milioni di Telegram e 65 milioni di Signal (51 dei quali solo a gennaio).

Tuttavia, rispetto al 2020, WhatsApp ha accusato un -43%, Telegram ha incassato un +98% e Signal un +1200%: WhatsApp, che ha già un numero spropositato di utenti, non può ovviamente crescere del +1.200% in un anno!

Sono sicuro che tra queste tre app di messaggistica istantanea tu ed i tuoi familiari, amici, clienti e conoscenti usate prevalentemente WhatsApp.

Non sono un indovino: WhatsApp è infatti l’app di messaggistica istantanea più diffusa e apprezzata in Italia, con tutti i pro ed i contro del caso.

Hai WhatsApp? Allora vuol dire che posso contattarti quando voglio 😉

“La tua libertà finisce dove inizia l’ultimo accesso su WhatsApp”

(Anonimo)

E’ fondamentalmente questo quello che pensano la gran parte delle persone, indotte ormai a credere che l’avere un account WhatsApp collegato al proprio smartphone significhi che chiunque possa essere contattato in qualsiasi momento del giorno e della notte, in qualsiasi giorno dell’anno (feriale o festivo che sia), inviando senza permesso alcuno immagini, video, vocali, documenti (anche di svariate centinaia di mega).

Questo vale per entrambi: per noi che usiamo WhatsApp per contattare gli altri e per tutti coloro che contattano noi.

E’ vero che possiamo “nascondere” sia l’ultima volta che ci siamo connessi sia se leggiamo o meno i messaggi WhatsApp, tuttavia ciò non esime chiunque abbia il nostro numero di cellulare di poterci sempre e comunque inondare di messaggi, di qualsiasi tipo e modalità ed in qualsiasi momento.

Le costanti notifiche (a meno che non siano state silenziate e private della vibrazione), non solo provenienti dal sistema di messaggistica ma da qualsiasi ulteriore app presente sul nostro smartphone (su tutte Facebook, Instagram, Twitter, Linkedin, ecc…), rappresentano un indice del crescente tasso di disattenzione e di deconcentrazione nelle nostre attività quotidiane (in gran parte lavorative).

Se vi presti attenzione, noterai come il tuo vivere quotidiano sia scandito oramai da messaggini, suoni, vibrazioni, illuminazioni (correlate) dello smartphone che generano “crisi di astinenza”, quando mancano o si diradano, e “consultazione compulsiva” dello smartphone, decisamente fuori controllo.

Assistiamo così quotidianamente a:

  • Invio massiccio (ed in alcuni casi anche insistente) di messaggi (prolissi o “a singhiozzo” -uno per riga-) sia testuali (spesso sgrammaticati, causa funzione T9 della tastiera), sia vocali che di elementi multimediali, anche in orari notturni;
  • Chiamate video WhatsApp non richieste, non sollecitate e non autorizzate;
  • Invio via WhatsApp di lunghissimi vocali (che si sostituiscono alle telefonate) e di comunicazioni e documenti (che si sostituiscono alle e-mail di lavoro, come al contrario dovrebbe correttamente avvenire);
  • Intasamento dei Gruppi WhatsApp, cui partecipiamo, con centinaia e centinaia di messaggi tra i quali non riusciamo a mettere ordine e che spesso ci riduciamo a cancellare, desolati, in blocco;
  • Disponibilità (di alcuni tra noi) h24 (deleteria a lungo andare per la propria salute psicofisica) e convinzione errata (dei molti) che chiunque abbia WhatsApp implicitamente autorizzi ad essere contattato h24;
  • Caccia spasmodica alla visualizzazione del nostro messaggio tramite la doppia spunta blu e verifica della presenza online del contatto e della sua ultima connessione su WhatsApp.

Non oso immaginare verso quale direzione potrebbe avviarsi la nostra comunicazione tramite messaggistica qualora dovesse realmente prendere forma la nuova opzione (al momento in fase di studio e probabile prossima implementazione) chiamata multi-dispositivo 2.0, che dovrebbe consentirci di collegare il nostro account WhatsApp ad un secondo dispositivo mobile!

Dovremmo pertanto cominciare ad abituarci e ad abituare (letteralmente ”educare”) i nostri contatti (soprattutto i clienti) ad adottare un galateo, una netiquette (crasi tra il vocabolo inglese network -rete- e quello francese etiquette -buona educazione-) ed un bon ton nell’utilizzo di WhatsApp.

La Comunicazione tramite la messaggistica istantanea dovrebbe essere prima di tutto improntata al rispetto di noi stessi (dobbiamo preservare il nostro tempo libero, disintossicarci periodicamente dalla nostra dipendenza dalla connessione perenne) ed al contempo degli altri (dobbiamo rispettare il tempo e la disponibilità degli altri).

Tornare all’uso dell’e-mail in ambito professionale

L’e-mail non è intrusiva quanto un messaggio (o più messaggi) di WhatsApp.

L’utilizzo dell’e-mail consente di conservare traccia, in maniera ordinata, delle conversazioni: si tratta di uno strumento che in ambito professionale offre la possibilità di articolare frasi di senso compiuto e predisporre risposte in modo che l’informazione arrivi senza far perdere tempo all’interlocutore.

Come per le missive cartacee di un tempo, va sempre prestata massima cura alla modalità ed allo stile del proprio linguaggio.

Ciò rappresenta una forma di rispetto per l’interlocutore, visto che ognuno di noi lavora ed è ben conscio di quanto il tempo sia prezioso e dunque una risorsa scarsa: se rispetto te, il tuo lavoro ed il tuo tempo curerò di conseguenza la mia comunicazione.

Con la messaggistica istantanea si assiste invece alla pretesa che l’altro sia sempre in attesa di una nostra comunicazione e che pertanto debba risponderci in tempo reale: quando ciò avviene dovremmo renderci consapevoli che il mittente ritiene il proprio tempo molto più importante del nostro e che non siamo degni del suo rispetto.

Rivendichiamo dunque a piena voce il nostro (e l’altrui) “diritto alla disconnessione”, ovvero il diritto a non utilizzare gli strumenti che ci connettono costantemente e senza soluzione di continuità o più semplicemente il nostro “diritto alla irreperibilità“.

Non di sola tecnologia ed interconnesione vive l’uomo.