Il maggior ostacolo al cambiamento sono le credenze che abbiamo su noi stessi, in quanto per fare quello che non abbiamo mai fatto dobbiamo necessariamente diventare la persona che non siamo mai stati
“Il più grande spreco nel mondo è la differenza
tra ciò che siamo e ciò che potremmo diventare.”
(Ben Herbster)
Ognuno di noi ha delle straordinarie potenzialità, delle risorse nascoste (un vero e proprio tesoro), a cui può attingere ed a cui può fare ricorso in qualsiasi momento, indipendentemente dalla propria estrazione sociale, dall’età o dalla base culturale.
Si tratta di una scelta: decidere di accedere al proprio tesoro e di farne fruttare la quantità desiderata, fruirne parzialmente o rinunciarvi del tutto.
La chiave di volta sono le tue credenze, che possono limitarti o agevolarti nel cambiamento: qualsiasi cosa la tua mente non riesca a concepire ed a credere, difficilmente potrà raggiungerla (leggi per un approfondimento l’articolo “Come gestire il cambiamento nel tuo Studio Notarile: spunti e suggerimenti ”).
La nostra mente, infatti, è stata programmata in passato e viene costantemente riprogrammata, da noi stessi e da influenze e fattori esterni, in ogni frangente della nostra vita.
La programmazione principale (“l’imprinting”) avviene all’interno del nostro nucleo familiare di origine e nel contesto culturale in cui ci troviamo ad interagire: gran parte delle cose che crediamo e del nostro modo di “leggere” la realtà che ci circonda derivano dall’ambiente in cui siamo cresciuti.
Nessuno di noi, infatti, nasce con una mentalità già formata ma la forgia e la plasma nel tempo, sviluppando le proprie convinzioni su cosa è giusto e sbagliato, cosa è bene e male e cosa si fa o non si fa.
Siamo il portato delle convinzioni e delle credenze trasmesse dalla nostra famiglia (sia con le parole che con i comportamenti), le quali ci consentono di interpretare la realtà che ci circonda.
Crescendo la nostra capacità di scegliere e filtrare le informazioni si affina, come pure la nostra capacità di discernimento; tuttavia, alle volte siamo noi stessi a complicarci l’esistenza attribuendo a ciò che ci accade dei significati infondati, su cui costruiamo inconsciamente le nostre credenze (o convinzioni) limitanti.
Se non riesci in qualche attività vi potrebbero essere diversi motivi: mancanza di esperienza, errori banali, strategia sbagliata, non aver compreso alcuni passaggi, ecc..; tuttavia, se quando non riesci cominci a dire a te stesso frasi come “questa cosa non è per me!”, “non ne sono capace”, “non sono portato per questa attività” stai iniziando a trovare un motivo, una causa alle tue difficoltà che molto probabilmente non ha nessun rapporto con la realtà ma è correlata alla nostra incapacità di analizzare la situazione con lucidità.
Se riprovando non riuscirai ancora, ti autoconvincerai di non essere capace ed all’ennesimo tentativo probabilmente rinuncerai: di lì in poi, in situazioni analoghe, “l’auto-certezza” di essere incapace influenzerà inevitabilmente i tuoi comportamenti futuri.
Si tende, infatti, a evitare quella determinata attività con le più improbabili scuse e giustificazioni oppure la si affronta con un atteggiamento “demotivante” che porterà molto probabilmente a risultati inferiori alle potenzialità di cui si dispone.
Da ciò deriverà, immancabilmente, l’ulteriore conferma della credenza limitante ed a quel punto la convinzione diventerà sempre più profonda e radicata: nel momento, infatti, in cui si plasma questo convincimento, diventa inconscio ed entra in azione in modo automatico influenzando la nostra realtà senza che ce ne rendiamo conto, giorno dopo giorno.
Ogniqualvolta ci troveremo in quella specifica identica situazione ci sentiremo immediatamente a disagio, inadeguati e si creerà tensione nel nostro corpo: abbiamo di fatto “installato” nel nostro cervello un “programma” che parte in automatico, generando il suo inevitabile risultato.
Tutto ciò viene generato, coma hai visto, dall’attribuzione di un significato errato, da una generalizzazione che diventa poi la nostra realtà: una banale credenza limitante, originatasi da normali difficoltà interpretate in modo sbagliato, può generare un effetto devastante nella nostra esistenza andando di continuo a “sabotare” aree importanti per la nostra realizzazione (rapporti interpersonali, lavoro, successo professionale, ecc…)
Per questo diventa fondamentale comprendere come influenziamo noi stessi, assumendocene la responsabilità senza proiettarla all’esterno: siamo noi a decidere cosa pensare (leggi per un approfondimento l’articolo “Perché il Notaio Leader® pensa causativo: la contagiosità della respons-abilità nel tuo Studio Notarile ”).
Cosa sono le convinzioni (o credenze) limitanti
“Il fatto che un’opinione sia ampiamente condivisa
non è affatto una prova che non sia completamente assurda. “
(Bertrand Russell)
La credenza rappresenta una “sensazione di certezza riguardo a qualcosa”: le credenze, infatti, non trovano il loro fondamento nei fatti ma nelle sensazioni; spesso siamo convinti di cose che non necessariamente sono “vere” ma sono diventate tali per noi.
La diretta conseguenza di questa sensazione interna di certezza è che affievolisce e disattiva in noi la nostra capacità di dubitare, uno dei più efficaci strumenti di cambiamento.
La certezza soffoca l’insorgere di nuovi interrogativi e dubbi che potrebbero, invece, condurci a nuove consapevolezze: è necessario porsi delle domande che vadano oltre la nostra sensazione di certezza, dubitando e ponendoci interrogativi diversi possiamo andare oltre le vecchie credenze e procedere verso nuove verità.
Come diceva infatti Albert Einstein “tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare, finchè arriva uno sprovveduto che non lo sa e la inventa”.
Le credenze ci trasmettono una confortante sensazione di sicurezza: il problema sorge quando le nostre certezze anziché migliorare la nostra vita ce la complicano.
Il modo per modificare le nostre credenze limitanti è quello di metterle in discussione ma ciò difficilmente avviene in modo spontaneo perché è molto difficile dubitare di ciò in cui si crede.
Le credenze sono di tre tipi e rappresentano altrettante forme di resistenza al cambiamento:
- credenze generali
sono l’insieme delle sicurezze che hanno ad oggetto argomenti come la vita, la salute, la politica, il tempo, la famiglia, il denaro, l’amore, la spiritualità, la responsabilità, la giustizia, ecc… ovvero la realtà intorno a noi (“è normale che…”, “è naturale che…”, “tutte le persone sono…”, “la vita è…”, “il lavoro è…”, ecc…);
- credenze relative alla nostra identità
sono le credenze che nutriamo su noi stessi: il loro insieme contribuisce a renderci quello che siamo, crea la nostra identità, l’idea e l’immagine che abbiamo di noi. Quando una persona effettua un vero cambiamento, cambia la propria identità e non si vede più come si vedeva prima, smette di essere coerente con chi credeva di essere. Quando smettiamo di essere coerenti con un’idea limitante di noi stessi, diventiamo sempre più chi siamo veramente, perché iniziamo a sfruttare pienamente il nostro potenziale;
- le regole
ciascuno di noi si è scritto il proprio regolamento (ciò che è giusto e ciò che è sbagliato): quante più sono le condizioni che ci diamo da rispettare tanto più sarà difficile onorarle ed essere soddisfatti (soprattutto se ci siamo dati troppe regole e troppo rigide). Quando una persona è molto rigida, esigente ed intransigente con gli altri tende ad esserlo anche con sé stessa. In questo modo ci programmiamo per essere infelici.
Quanto più siamo in grado di mettere in discussione le credenze relative alla realtà circostante, a noi stessi ed alle nostre regole tanto più saremo flessibili, malleabili e disposti a migliorare.
Possiamo cambiare o distruggere le credenze limitanti
Così come creiamo le credenze, allo stesso modo possiamo cambiarle o distruggerle del tutto.
Le nostre credenze non sono nate dal nulla, sono il risultato di ciò che abbiamo assorbito dall’esterno oppure il frutto delle nostre esperienze o delle nostre proiezioni mentali.
Le credenze, dunque, determinano la qualità della tua vita e sono le chiavi di accesso al tuo potenziale: prendi in considerazione le tue credenze in maniera cosciente e con grande onestà (senza finzioni), mettile in dubbio, confrontale con altri dati, non considerarle vere perché “lo dicono tutti” o “è sempre stato così”.
Il dialogo interno (con noi stessi) è uno dei primi elementi su cui è opportuno concentrarsi per cambiare le proprie credenze: domande di qualità ci aiutano a generare risposte di qualità e di conseguenza a creare credenze potenzianti.
Alcune delle credenze più limitanti nascono quando cadiamo nell’errore di farci prendere la mano dalle generalizzazioni, come quando per esempio ci diciamo che poiché qualcosa si è verificato uno, due, tre volte allora è sempre vero mentre magari lo è stato solo per tre volte!
Le generalizzazioni sono uno dei più efficaci mezzi di generazione delle credenze limitanti.
Quando iniziamo a credere che le cose siano “sempre” in un certo modo e “mai” in quell’altro o che “ogni” volta accade una certa cosa o che “tutti” fanno quell’altra, il nostro cervello (che si giova istintivamente delle generalizzazioni per lavorare con il minor dispendio di energie possibile) inizia a prendere per vera quella cosa ed a comportarsi automaticamente di conseguenza.
Anche la più assurda bugia comincia ad essere creduta quando viene ripetuta ad oltranza: così in noi, quando un messaggio ce lo ripetiamo ad oltranza, con intensità emotiva, finisce per divenire una robusta certezza.
Frasi come “non ci riesco mai”, “sono un incapace”, “questa cosa non fa per me”, ripetute più volte nella nostra mente, determineranno un risultato che difficilmente sarà quello che avremmo voluto: sono le cosiddette “profezie autoavverantisi”, nelle quali siamo noi stessi ad andare proprio nella direzione dove non avremmo mai voluto dirigerci.
A ciò si aggiunga il fenomeno della “riprova sociale” ovvero le persone, nella media, tendono a ritenere maggiormente validi i comportamenti o le scelte che vengono effettuati da un elevato numero di individui.
Pertanto, uscire dallo “schema” nel quale tutti sono “intrappolati” e vedere le cose da un altro punto di vista, è la principale chiave di volta nella mentalità e nell’atteggiamento delle persone che ottengono successi superiori alla media (leggi per un approfondimento l’articolo “La falange obliqua di Epaminonda ed il pensiero laterale nel tuo Studio Notarile ”).
Come già detto, le credenze limitanti sono il risultato di processi che avvengono fuori e dentro di noi: come notaio leader® hai il dovere di vigilare sulle tue credenze limitanti perché esse inevitabilmente si trasferiscono ai tuoi collaboratori ma anche sui meccanismi che fanno sì che i tuoi assistenti di Studio generino le loro.
Il processo di cambiamento o distruzione delle credenze prevede il comprendere le stesse, il cercarle, l’individuarle ed il depotenziarle nel loro effetto limitante: ciò è sempre possibile perché è stato il tuo cervello a programmarle ed a renderle tue certezze e sicurezze inconsce.
Quando ti rendi conto di aver fatto tua una credenza limitante, hai la possibilità di superarla: sebbene tu possa non avere ancora sviluppato una determinata caratteristica o abilità, esiste in te tutto il potenziale necessario a riuscirci sufficientemente bene.
Liberarsi di una credenza limitante equivale a liberare una parte di te che giace temporaneamente oppressa, per restituirle la sua naturale propensione a realizzarsi, imparando da un lato a vigilare sulle tue credenze limitanti e dall’altro continuando a rinforzare le tue credenze potenzianti: per far ciò potrebbe sicuramente aiutarti il Coaching Notarile® (leggi per un approfondimento l’articolo “Come essere un Notaio leader® centrato e consapevole: Coaching Notarile® e “Ruota della Vita ”).
Ricorda sempre: “c’è un solo tipo di successo: quello di fare della propria vita ciò che si desidera”.
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